Più robot e meno uomini, ecco l'Italia tra dieci anni
Il prossimo decennio vedrà una crisi occupazionale dovuta alla sempre maggiore diffusione delle macchine e del digitale in tutti i settori lavorativi. Lo sostiene la ricerca "Il futuro del lavoro nella società digitale" condotta da Sda Bocconi, School of Management. Dall’indagine emerge che le aziende cavalcheranno le opportunità della tecnologia ma sentono, per il 69%, anche la responsabilità di preoccuparsi dei livelli occupazionali in diminuzione. “L’80/90% dei manager e i direttori delle risorse umane prevedono che il lavoro impiegatizio e degli operai rischi di scomparire e in parte anche quello concettuale diminuirà.
E nell’arco di dieci anni si cominceranno a vedere i primi effetti. Per questo le aziende stanno investendo per cercare di contrastare gli effetti dell’automazione. Anche se oggi già ci sono computer che fanno investimenti finanziari, aumenta la formazione a distanza e altri fenomeni progressivamente riducono il lavoro di diverse categorie. Secondo gli esperti c’è comunque incertezza su ciò che succederà sia a livello aziendale che economico e sociale.
Il primo dato che emerge è che l’impatto, visibile fin d’ora, entro 10 anni genererà la crisi occupazionale in modo sensibile. Un impatto più forte della sostituzione uomo-macchina si avrà a livello di attività operative fisiche (87% dei rispondenti) o intellettive (92%) ma subiranno un effetto sostituzione anche quelle concettuali di livello (51%).
In questo contesto da sottolineare il fatto che i~ giovani non hanno comunque una netta tendenza a scegliere il settore Ict~ come ambito lavorativo futuro, ma si distribuiscono sui settori dei rispettivi ambiti di studio. Per ridurre i rischi occupazionali e rilanciare il lavoro, secondo i manager, è necessario comprendere quali competenze sono necessarie a un modello di sviluppo che si sta trasformando e, conseguentemente, decidere quali far emergere attraverso percorsi di formazione e qualificazione delle competenze non solo digitali.
Investire sulla formazione scolastica e universitaria prima e sull’aggiornamento professionale poi rappresenta una scelta obbligata nel contesto di digitalizzazione dei processi aziendali attuali. Per essere in grado di dominare il cambiamento, anziché subirlo, occorre dotarsi di strumenti culturali e operativi che consentano di rapportarsi in modo efficace a un mercato del lavoro in continua trasformazione. Investire nella costruzione di una cultura digitale è perciò importante tanto quanto investire in asset di materiali e tecnologie.Questi articoli sono realizzati grazie al sostegno di gente come voi. Vi piacciono le pubblicita' qui riportate?